L’amore oggi non è social.

Che poi social dovrebbe significare “sociale”, ad oggi almeno. Allora ditemi come si può definire l’amore oggi SOCIAL. Social un cazzo. E amore un cazzo. Ha tutta l’aria di essere asocial all’ennesima potenza, inesorabilmente alienante, la quintessenza della misantropia e dell’individualismo.

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Comunque adesso sto solo parlando della mia personale visione dell’amore (degli altri), sto a rosicà in tre parole. Però non credo di aver torto del tutto. Vediamo. Innanzitutto adesso bisogna iscriversi ai siti di speed dating o come li chiamano, insomma bisogna CONNETTERSI per trovare compagnia. Non crediate che stia biasimando qualcuno, l’ho fatto anch’io, e non è che ne vada così orgogliosa. È un po’ da sfigatini trovare l’anima gemella sui social, e, diciamolo, io so essere proprio sfigatina quando voglio mettercela tutta. E quindi non potevo certo farmi mancare l’esperienza dell’amore social, che cavolo. Si vive una volta sola dopotutto.

L’amore social è proprio una ciofeca d’amore, perché:

  1. uno dei due si infatua, nella fattispecie tu, e l’altro no, e hai passato ore a prepararti e prima di uscire ti sei detta “Che figa che sono oggi! Dovrò piacergli per forza!”, e invece niet.
  2. O magari nessuno dei due si infatua e hai fatto un buco nell’acqua, anche in questo caso hai passato ore a prepararti e ti sei detta “Che figa che sono oggi! Dovrò piacergli per forza!”, e invece – daje –  niet, ma almeno nemmeno lui è piaciuto a te.
  3. Oppure si infatuano entrambi e poi si sposano, ma è una possibilità oltremodo rara. A meno che i due in questione non abbiano sessant’anni, ma oggigiorno sono più sgamati i sessantenni dei ventenni, non ci pensano nemmeno. Solo a Uomini e Donne, sezione Over.

Lasciamo perdere il trovare l’amore social, forever and ever. Piuttosto parliamo di chi l’amore ce l’ha già e poi lo trasforma in amore social. E forse è pure peggio. Capita a tutti di avere coppiette su fb che si scambiano gli stati più melensi dell’intero creato, e poi devi per forza vomitarti addosso dallo sdegno. Una ridicola indignazione s’impossessa di voi ed esclamate, come navigati sociologi: “Ma che schifo! Ma si può una roba così al giorno d’oggi?”. Beh ma il tempo delle lettere da latte alle ginocchia non è mica finito: adesso le lettere sono gli stati social. Bello eh. Molto romantico. Soprattutto quando gli altri si fanno i cazzi vostri. E poi litigare su facebook, o a colpi di “twitter”. Desiderabilissimo.

Che pochezza. L’amore oggi non è social proprio per niente, si finge tale. In realtà creiamo un nostro profilo per interagire con l’altro, ma per finta: è l’esposizione massima dei nostri attributi, ma solo per nutrire l’ego. Io sono così, io faccio questo, io faccio quello, a me piace quello e quell’altro. Ma queste cose non dovrebbero uscire in seguito? Il bisogno di anticipazione, di mettere le mani avanti, di mettere in vetrina pregi e difetti prima del tempo mi fa rabbrividire. E non si avvicina minimamente al social.

BACINGIRO. L’arte del bacio senza vergogna.

Può darsi che voi non proviate imbarazzo nell’esternare affetto, amore, passione – quello che volete – attraverso il bacio, ovunque voi siate, con chiunque siate. Ed effettivamente che vergogna vuoi provare a baciare una persona, per esempio, sperduti in un campo? Non vi vede nessuno. Chissenefrega, no? Io faccio fatica, e non poca. Invidio chi si avvicina all’altro con nonchalance, con lo sguardo mezzo ingrifato mezzo sognante, gli occhi a cuore e le labbra protese e muah, un limone partito così, quasi senza volerlo. E magari pure bis. Con tanta naturalezza che dici beati voi. Oppure urgh e bllll, in qualche caso.

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(una scena dal film “French Kiss” del 1995, con Meg Ryan e Kevin Kline)

Forse non ce l’ho nel dna. Ma mi sono esercitata (con la fantasia), perlomeno quando nessuno mi vede. Il punto è che – paradossalmente – mi vede l’altro. Non solo mi vede, ma mi guarda stupito afferrargli il braccio, avvicinarmi a lui e sforzarmi indicibilmente di lasciarmi andare. Di sembrare una persona normalissima che sa come si fa. Mica poco eh. Mica pizza e fichi. Mica vino e tarallucci (no, questo non c’entra).

In ogni caso ciò accade solo fuori dalle mura domestiche, o qualsivoglia mura per la verità. Intendo la mia occasionale disabilità nei bacingiro. Sarà che son gli altri a mettermi a disagio quando lo fanno (è sempre colpa degli altri). Dovrei vivere in Russia, dove baciarsi in pubblico è sconveniente, almeno così ho sentito.

Comunque la cosa più imbarazzante è riuscire a baciare l’altro durante una bella passeggiata, con quella nonchalance che in questi casi è sempre richiesta, ed andarne orgogliosissima, e poi nel saltare un piccolissimo fosso, ma davvero un insignificante fosso, sprofondare nel fango nemmeno fossero sabbie mobili, e rischiare di cadere faccia a terra irrimediabilmente. Scommetto che a voi non è mai capitato. A me sì, pensa. E lì capisci che ci hai messo davvero troppe energie in quel bacio, che hai fatto del tuo meglio, e che ora è tempo di un meritato time out. Fino al prossimo tentativo.